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Storytelling - strumento d'evoluzione sociale

  • Immagine del redattore: Alice Manieri
    Alice Manieri
  • 27 gen 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

Abstract - Tesi Specialistica 2018


Obbiettivo di questo progetto di tesi è dimostrare le potenzialità dello Storytelling, in particolare del Cinema d'impresa, al fine di riscoprire la funzione fondante delle imprese e del lavoro nella società contemporanea.


Nel primo capitolo vengono presentati studi di neuroscienze e semiotica. I primi affermano che, alla base dell’interazione fra individuo e realtà, vi sono una serie di assiomi, detti assunti. Essi concorrono alla definizione dell’Io definendo e regolando l’agire dell’individuo con la realtà esterna. In tal senso permettono anche alla definizione di norme comuni, stabilendo una morale condivisa. Tali norme, assunti collettivi, stanno alla base di qualsiasi civiltà e vengono trasmesse e rinnovate nella comunità tramite l’uso di narrazioni.

La semiotica ha permesso di individuare fra le varie tipologie di forme narrative dei pattern ricorrenti e comuni a società lontane per geografia, origini e cultura. Come il DNA, tali narrazioni, miti fondativi o Grandi Narrazioni, trasportano informazioni utili all’esistenza e al perdurare dei legami sociali fra gli individui di una stessa comunità.

Le neuroscienze distinguono nella specie umana la capacità di poter immaginare realtà totalmente inventate, capacità che la rende flessibile ai cambiamenti, permettendole di modificare i propri assunti qualora sia messa in discussione la propria sopravvivenza. Allo stesso modo le narrazioni possono contenere germi di innovazione sociale e concorrere all’evoluzione degli assunti collettivi che regolano il vivere comune.


A supporto delle teorie espresse nel primo capitolo, nel secondo si prende in esame la pubblicità. Questa per necessità ha modificato i propri contenuti e forme in funzione dell’evoluzione sociale. Gli studi in sociologia di Polesana, Bauman, francofortisti e Lasch sono la lente con cui ho osservato questo fenomeno. In breve, se fino alla seconda metà del Novecento i miti fondativi della nostra società erano pienamente distinguibili, (Stato, Religione, Famiglia) nella contemporaneità ciò non è più possibile.

La liberalizzazione del mercato ha portato ad un lento dissolvimento dei confini fra vita privata e mercato. I valori su cui si fondava l’Italia prebellica si sono lentamente dissolti in nome della libertà assoluta. L’economia ha portato ad una fluidità non solo di prodotti, ma anche di opinioni, valori e pensieri, tale da svuotare le Grandi Narrazioni: ognuno può scegliere di essere ciò che vuole liberamente. I miti fondativi non sono più il DNA di un popolo, ma un brodo primordiale di numeri primi, singole particelle d’informazione slegate fra loro. La sociologia ha definito questo contesto come Postmoderno: un’epoca in cui l’individuo perde la dimensione della collettività per chiudersi in sé stesso.

La grande Recessione del 2008 ha sancito il crollo della società dei consumi e di tutte le ideologie ad essa annesse. L’individualismo è diventato isolamento, l’uomo della società fluida ha dovuto scontrarsi con la fallacia dei propri assunti e, per difendersi da ulteriori e terribili delusioni e mistificazioni si è chiuso in sé stesso. Questa è l’epoca dell’Io minimo. Come ci raccontano le neuroscienze però, le crisi identitarie portano con sé la possibilità di riscatto. La resilienza è quella capacità che, ancora inspiegabilmente, ci spinge ad andare avanti, a reagire per sopravvivere.

Le ricerche societing, una disciplina a metà fra economia e sociologia, hanno riscontrato negli ultimi dieci anni proprio atteggiamenti di rinascita. La resilienza, come per gli assunti, sembra caratterizzare non solo l’individuo, ma anche le comunità. Al disorientamento dell’infinita possibilità di scelta, le persone hanno reagito costruendo comunità nuove, basate non più su confini geografici o sui legami di sangue, ma sulla condivisione di idee. In tutto ciò internet ha giocato un ruolo fondamentale. Senza il Web queste comunità non esisterebbero, molte possiedono solo confini virtuali e contano individui provenienti da parti del globo agli antipodi fra loro.

La necessità di trovare, in relazione con l’altro, un proprio ruolo nel mondo ha spinto le perso-ne ad individuare nuovi spazi di aggregazione. Tali comunità, dette comunità delle emozioni, si fondano sullo scambio di beni immateriali: di beni relazionali. Oggi l’uomo non è più Io minimo, ha ritrovato i luoghi della condivisione e la propria dimensione sociale.

Dopo la colonizzazione da parte del mercato della vita privata, la realtà Politica si è fusa con la realtà economica e le imprese da realtà economiche, sono diventate realtà sociali: vere micro-comunità. Esse sono spazi di condivisione, luoghi in cui le persone collaborano, si scambiano conoscenza e informazioni e partecipano ad ideali comuni. Col dissolversi dei confini nazionali, è richiesto un comportamento etico a livello globale e non più locale.

In quest’ottica, le imprese concorrono alla creazione di una nuova cultura. L’uomo contemporaneo, grazie alla rinnovata dimensione collettiva, trova la forza per uno sguardo critico verso il comportamento degli altri individui nel mondo. I confini nazionali si stanno dissolvendo, non si richiede un comportamento etico globale, non nazionale.

Ne sono un esempio le Benefit Corporation, imprese nate nel 2015, il cui scopo è un pro-fitto parimenti economico, sociale e ambientale, (ambientale come environment, non solo green) una forma giuridica nuova atta a tutelare l’ambiente al di là dei confini di stato, ma direttamente nel raggio d’azione dell’ente economico.


Nel terzo capitolo prendo in esame il Cinema d’impresa. Ripercorrendone la storia risulta evi-dente come sia uno strumento di comunicazione complesso, e capace di profondità narrativa. Diversamente dalla pubblicità, i film industriale vincenti sono quelli che si allontanano dalla dimensione autoreferenziale del brand, per parlare universalmente dell’essere umano nel suo tempo. In questo senso, il cinema d’impresa è la forma più adatta a raccogliere, trasportare i nuovi miti fondativi, contribuendo e favorendo la rivoluzione sociale.

Nell’ultimo capitolo viene presentato un esempio personale di questo rinnovato cinema d’impresa.


NUOVI MITI


Allo stato attuale, urge una forma di comunicazione portatrice di valori come lo è stato il mito fondativo per le società pregresse.

Alle imprese è richiesto di condividere informazioni in modo critico, di coinvolgere i destinatari in rapporti di reciproca influenza e di contribuire alla definizione dei nuovi miti fondativi alla società post-Postmoderna.

Il cinema, in particolare quello narrativo, permette la suspance of disbilief. La sospensione del giudizio non determina l’appiattimento delle capacità giuridiche dell’individuo, egli rimane vigile e critico rispetto a ciò che osserva, ma permette l’immedesimazione. Tramite l’immedesimazione le persone vivono la storia e con essa i valori che trasmette.

I film possono essere lo strumento di attuazione dell’odierno cambiamento sociale: possono aiutare le imprese nell’assolvere al nuovo ruolo richiesto.

Eppure, come dimostra la storia del cinema d’impresa, perché i film siano miti fondativi non basta girare una pellicola, occorrono competenze e capacità espressive tali da parlare con chiarezza e profondità. Più si è chiari e trasparenti, più è facile raggiungere la co-scienza delle persone. Il fine non può ridursi alla glorificazione del brand né al profitto della vendita.

Artisti e impresari devono collaborare per il successo del marchio, ma soprattutto per il benessere della comunità.

Diversamente, la comunicazione non sarà più stimolo di crescita collettiva, ma mera pubblicità. Avrà vita breve e impressionerà la memoria dello spettatore solo per pochi minuti o secondi. Finirà per perdersi nei miliardi di prodotti audiovisivi che ogni giorno affollano le bacheche dei social-network.

È necessario considerare i propri narratari non come consumatori, ma come persone con i propri problemi, la propria storia e le proprie aspirazioni. Serve parlare di ognuna di quelle persone. Solo così si può essere importanti per la comunità.

Ogni azienda con i propri prodotti si pone l’obbiettivo di migliorare qualcosa nella vita



Qui puoi leggere il progetto per intero.



 
 
 

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