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Le Imprese che hanno fatto Cinema. Il binomio Olmi-Edison

  • Immagine del redattore: Alice Manieri
    Alice Manieri
  • 4 giu 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 21 giu 2019

Edison comprese a pieno il valore sociale della propria identità e costruì grazie ad Olmi uno storytelling intelligente, toccante, divulgativo, fortemente legato alla sua contemporaneità.


Ermanno Olmi ha iniziato la sua carriera da documentarista proprio grazie a Edison. Non esattamente il tipo di percorso che uno si aspetterebbe.

Eppure, negli anni del boom economico sono molti i grandi registi che iniziano la propria carriera grazie alle imprese: Bernardo Bertolucci per Eni, Michelangelo Antonioni per SNIA, Nelo Risi per Olivetti, ed altri ancora.


Montedison e Olmi costituiscono però un binomio speciale. L'impresa infatti, continuerà ad essere vicina ad Olmi anche quando egli sarà ormai un regista indipendente, finanziando i suoi progetti sino all'ultimo documentario Il viaggio di cartone.

La Edison per me era il mondo intero

I film d'impresa

E' il 1951 ed Ermanno Olmi è studente presso l'Accademi adi Arte Drammatica di Milano. In quegli anni per arrotondare, entra in Edison come fattorino, ma presto gli viene proposto di organizzare le attività ricreative per gli operai, in particolare del settore cinematografico.

Prima fra le sue mansioni è quella di documentare le produzioni industriali.


Tra il 1953 e il 1961 realizza decine di documentari per Edison. Capolavori del cinema documentaristico, fra i quali: Una diga a quota 2500 (1953), la diga sul ghiaccio (1955), Il pensionato (1955) , Tre fili fino a Milano (1958), Un metro lungo 5 (1961).


L’azienda era vissuta davvero come una grande famiglia, quando ci si incontrava c’era il senso di essere parte di un tutto.

Negli anni di collaborazione con Edison, il regista de L'albero degli zoccoli non rinnega mai il suo pensiero. Edison non desidera mostrare una realtà d'impresa edulcorata, spettacolare, emozionante e brillante. Olmi ha un approccio quasi verista alla cinepresa.

I documentari che gira sono uno spaccato preciso e asciutto della realtà sociale legata all'industria di quell'epoca. Una realtà marginale e difficile, data proprio dalla specificità dell'azienda: costruzione di dighe e centrali idroelettriche nei posti più sperduti e duri del Nord d'Italia.

In quel periodo storico, Edison credeva nel ruolo sociale dell'industria. Un ponte verso il futuro, rappresentava l'Italia tecnologica, industrializzata, colta, consapevole delle proprie possibilità. L'attenzione verso il sociale, verso l'umano era alta.


La Edison mi ha accompagnato per un lungo periodo della mia vita, e se ci ripenso, la ricordo come fosse il mio paese.

Il film più bello realizzato da Olmi in questo periodo è, a mio parere, Il pensionato.

Uno spaccato di 10 minuti sulla vita di un ex operaio in pensione. Non c'è il marchio, non si parla di Edison o dei suoi prodotti. Si parla dei suoi uomini della classe operaia che rende possibile la sua industria.



Edison comprese a pieno il valore sociale della propria identità e costruì grazie ad Olmi uno storytelling intelligente, toccante, divulgativo, fortemente legato alla sua contemporaneità.



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